Il caso di Maria Sestina Arcuri, morta a seguito di una caduta dalle scale a cui si è sostenuto fosse presente il figlio dell’attuale indagato, ci ha dimostrato come ascoltare un bambino testimone è un compito che richiede moltissima preparazione e tecnica. Esistono, infatti, una serie di linee guida e protocolli (nazionali ed internazionali) che descrivono in modo preciso le metodologie da utilizzare quando siamo nel campo dell’audizione di minore, al fine di raccogliere un racconto genuino di ciò che effettivamente il bambino ha visto.

Ogni accertamento tecnico sul minore dovrebbe, infatti, rispettare le seguenti regole minime: ridurre il più possibile il numero delle audizioni; garantire che gli incontri avvengano con modi e luoghi tali da assicurare la serenità del minore; rendere espliciti al minore gli scopi del colloquio, tenuto conto dell’età e della capacità di comprensione; comunicare al minore che è libero di correggere l’intervistatore, che se una cosa non la ricorda non deve inventare la risposta ma può dire di non sapere o di non ricordare; audio e/o videoregistrare le interviste; adottare modalità poco “pressanti” di intervista ed evitare, in particolare, il ricorso a domande suggestive o che diano per scontata la sussistenza di fatto oggetto di indagine. È preferibile utilizzare, quando possibile, tecniche d’intervista semi-strutturata sufficientemente validate e condivise.

Fondamentale in tutti i protocolli è l’utilizzo di step (passi) da seguire per massimizzare la raccolta di informazioni e minimizzare il pericolo di distorsione della narrazione.

L’incontro deve essere condotto in maniera neutra. L’esperto deve affrontare il colloquio non cercando di ottenere una specifica informazione che confermi un suo convincimento, ma in modo tale da raccogliere obiettivamente la verità del bambino. Importante, prima di ripercorrere l’evento, è comprendere se il bambino è in grado, in generale, di dire la verità.

Quali sono le tappe fondamentali?

Costruire il rapporto: tale fase ha l’obiettivo di creare un clima di distensione nel minore, mettendolo a suo agio. In questa fase preliminare, così come per tutto il colloquio vanno evitati riferimenti alle proprie emozioni, o più in generale considerazioni personali, sugli eventi che il bambino sarà poi chiamato ad ascoltare.

Preparare il bambino all’intervista: in tale contesto si cerca di comprendere il problema della suggestionabilità del minore, si cerca di spiegare al minore la differenza tra verità e menzogna e si spiega al minore che può anche dire “non so” o “non ricordo” qualora effettivamente non sappia o non ricordi. Si spiega che può contraddirci se pensa che stiamo sbagliando.

Adattare l’intervista al bambino: una volta verificato il livello di sviluppo del minore si può condurre l’intervista con un linguaggio adeguato;

Introdurre in modo esplicito l’argomento: chiedere al minore, ad esempio se sa perché si trova lì in quel momento, permette al medesimo di seguire il filo dell’intervista. Importante è capire a quante persone ha già raccontato l’episodio.

Racconto libero: al minore deve essere richiesto di descrivere con parole proprie ciò che è accaduto ma senza creare interruzioni o interferenze, senza che vengano riferiti dall’intervistatore elementi, eventi etc. che il minore di sua sponte non ha pronunciato, dare tempo al minore, aspettando qualche secondo prima di riprendere l’intervista in modo da lasciare la possibilità che il resoconto prosegua in maniera spontanea;

Domande aperte: le domande aperte contribuiscono alla costruzione della narrazione libera. In tal senso le domande più adatte sono quelle introdotte da come-cosa mentre andrebbero evitate domande ad alta specificità introdotte da chi-quando-dove e perché;

Domande chiuse (solo se necessario): tali domande possono essere poste se, dalla narrazione libera o dalle domande aperte, l’intervistatore ha ancora elementi da chiarire ma il loro utilizzo deve comunque essere limitato.

Strumenti ausiliari (solo se necessario): a volte per una maggiore completezza d’indagine si può far disegnare, descrivendolo, ciò che è accaduto;

Conclusione: in questa fase si riporta al minore quando egli stesso ha dichiarato con le sue parole, successivamente, una volta tranquillizzatolo, si lascia libero non prima, però, di averlo ringraziato per il suo aiuto.

Quali sono gli errori che potrebbero compromettere l’intera testimonianza? 

Prolungare la durata del colloquio oltre la soglia di attenzione e concentrazione del minore; fare domande che contengano già un elemento della risposta dando per scontato che qualcosa sia successo; utilizzare un linguaggio non comprensibile; utilizzare le frasi che contengono una doppia negazione; mettere fretta; riportare al bambino quanto altri hanno detto in merito all’evento; colpevolizzare il bambino per non aver riferito prima l’accaduto; mostrare emozioni (pena, disgusto, imbarazzo ecc.) durante il racconto; fingere di credere a qualsiasi cosa il bambino racconta senza mettere in discussione eventuali contraddizioni; fare promesse in merito alla conclusione della vicenda; connotare le affermazioni con aggettivi positivi o negativi; contrattare con il bambino la sua collaborazione.

Da quali evidenze scientifiche nasce l’esigenza di uniformare la tecnica di ascolto, con rigida applicazione delle regole?

Come assunto generale, ripetere un racconto rende più facile non dimenticarlo. Nel bambino la ripetizione del racconto è fattore di rischio di distorsione del ricordo e di formazione di possibili errori, che incorporati nel ricordo stesso e poi ripetuti ne divengono parte integrante al punto da essere percepiti soggettivamente come veritieri. Fondamentale è anche il concetto di suggestionabilità, definita come la tendenza dell’individuo ad alterare il recupero e la narrazione del ricordo di un evento a seguito di informazioni ingannevoli e pressioni interpersonali che avvengono nel corso di un’intervista. La maggiore suggestionabilità dei bambini può essere spiegata in base alle loro minori capacità mnestiche, al loro minore bagaglio di conoscenze, alle insufficienti abilità linguistiche e alla loro difficoltà nel distinguere la fonte delle informazioni.

I ricordi possono essere alterati, quindi, attraverso la presenza di informazioni non corrette nelle domande che vengono poste.